giovedì 19 ottobre 2006

Politica/"Sono i giovani che non si muovono" dice Guido Crosetto (Forza Italia) ad Affari a proposito del mancato rinnovo generazionale nella politica

Guido Crosetto, 42 anni, è uno dei nomi emergenti all'interno di Forza Italia. Una delle personalità su cui ruota il futuro del partito guidato da Silvio Berlusconi. Fossimo in un altro paese, probabilmente sarebbe fra i primi due tre nomi della sua coalizione. Invece viene ancora considerato un "giovane", un "emergente", appunto, uno che ha ancora davanti un po' di strada da fare per acquisire la credibilità di un cinquantenne o di un sessantenne.
Guido Crosetto"Credo che ci sia un problema che riguarda i giovani - spiega Crosetto - ma la colpa è soprattutto della mia generazione, quella dei trenta - quarantenni. Altre nazioni hanno candidati premier di 36 anni, noi no. Di fronte a questi dati, la nostra generazione dovrebbe scalpitare, perché ha una visione diversa del mondo rispetto ai cinquantenni o ai sessantenni, una visione che ritengo più utile ad analizzare la realtà contemporanea". E invece la mobilitazione non c'è. O c'è in maniera limitata, con qualche lamentazione solitaria, qualche grido di dolore isolato. "Personalmente - continua Crosetto - credo che le cose si conquistino, non bisogna aspettare che qualcuno le conceda. Chi non chiede non ottiene. E spesso bisogna anche battere i pugni per riuscire". L'azzurro però si sente di scartare operazioni di rete o cordate come gli "Under 40" già visti nei Ds. "Non penso che serva segregrarsi. E poi non si può fare una battaglia esclusivamente sull'età. Anche perché capacità e intelligenza non sono direttamente collegate all'anagrafe. Ci sono ottantenni che non cambierei mai con dei ventenni".
Il pregiudizio verso i più giovani, tuttavia, rimane molto forte. "E' vero che se uno non ha cinquanta o sessantanni - dice Crosetto - non è legittimato. La lotta che dobbiamo fare è quella e la devono fare singolarmente tutte le persone. L'unico movimento collettivo che ci può essere deve andare nella direzione della rottura di questo pregiudizio. Ma le scelte restano comunque individuali". Insomma, fra i più giovani in politica esiste una specie di sindrome di Stoccolma. Che da un lato impedisce di far carriera e legittima un sistema elefantesco e cigolante. Dall'altro trasforma le nuove leve in yesmen. "Sono convinto che ci sia una sudditanza da parte delle nuove generazioni. Anche se hanno più da dire rispetto alle altre. Che hanno vissuto un'altra epoca storica e faticano un po' ad adattarsi a quella attuale".
Francesco Borgonovo


Non sono poi tanto lontane dalla verità le parole dell'On.le CROSETTO. Come Giovane non credo che a tutti i costi bisogna fare spazio alle nuove generazioni, ma piuttosto bisogna essere consapevoli dei propri limiti ed ascoltare "nuove" proposte.
Angelo

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Non è un peccato ma una grave perdita. E dell'assenza di Follini il partito ne risente da già da qualche tempo. Vedi i dietrofront in Molise, vedi manifestazione di Vicenza...
Speriamo il congresso giovi ad una linea di conduzione più chiara e ragionata...

Anonimo ha detto...

Scusa ho sbagliato ad inserire il commento...