
L'aveva già detto ad Affari qualche settimana fa. "Serve un partito socialdemocratico, non democratico". Ora Gianfranco Pasquino, uno dei più eminenti politologi italiani, torna alla carica. Ed esprime tutte le sue perplessità sul nuovo soggetto politico che Ds e Margherita vogliono mettere in piedi (premendo pure sull'acceleratore).
Francesco Rutelli, nella sua lettera pubblicata da Repubblica, dice che il partito democratico è la cosa più importante che il Centrosinistra può fare in questa stagione politica. Lei che ne pensa? Davvero è così importante fare questo partito?
“Non posso rispondere alla domanda se è così importante fare il partito democratico. Perché non so che cos’è. Continuo a sentire che sostanzialmente sarebbe una sorta di accordo fra i due grandi partiti del Centrosinistra, anzi, fra i due partiti medi - perché un partito del 17.5% e uno di meno del 14.5%, di certo sono due partiti medi – che si mettono insieme e ne fanno uno decente. Anche se Rutelli e gli altri si affrettano a dire che sarà un partito aperto, trasparente, in dialogo con la società civile e così via…
E non è così?
“Tutte le volte che hanno provato ad aprirsi non lo hanno fatto, a cominciare dalla scelta delle candidature parlamentari. E quindi non posso dire davvero che cosa vogliono e se sarà una cosa importante”.
Messa così sembra quasi che il Partito democratico sia una specie di cartello elettorale…
“Sì, sì…E’ semplicemente una fusione di due organizzazioni, di cui una delle due è certamente più forte dell’altra, cioè i Ds, mentre l’altra è decisamente più squilibrata sul Paese. Ma nel passato di cose del genere ne abbiamo già viste”.
Ad esempio?
“Una di queste è la famosa unificazione socialista fra il Psi e lo Psdi che durò pochissimo e terminò con una nuova scissione. Non vedo nessuna forza trascinante in questo caso”.
In un’altra intervista mi disse che servirebbe un partito socialdemocratico e non uno democratico…
“Rutelli parla senza delineare nessuna scelta politica particolarmente significativa, nessuna tematica che caratterizzi un partito democratico rispetto ai due partiti esistenti o rispetto all’azione di governo. Che cosa cambierebbe per l’azione di governo con un partito democratico rispetto alla situazione attuale? Poi devo aver detto che è necessaria un’apertura completa a tutti quei settori di società che sono associati ma che i due partiti respingono allegramente al momento attuale”.
Enrico Boselli ha citato la possibilità di dialogare sull’entrata della RnP nel partito democratico. E’ un’ipotesi plausibile secondo lei?
“Non così come la mette Boselli. Non l’entrata della RnP. Ma la partecipazione dei suoi iscritti o elettori a un procedimento complesso che coinvolga i cittadini che sono disponibili alla base. Non è una cosa che si fa a Roma. Ma si fa a Reggio Emilia, a Udine, a Teramo…Bisogna che lì i partiti si aprano, non a Roma…”
Ma sul territorio è possibile mediare sulle diverse culture politiche dei partiti? Penso ai diritti civili, alla biopolitica, ai temi etici…
“Se vogliono costruire un partito democratico devono trovare una base che non sia tanto d’identità, ma una base programmatica comune. Mediare non so. Penso che su quelle tematiche si debba garantire il massimo di libertà possibile. E’ un problema di libertà che spesso le burocrazie di partito non capiscono e spesso anzi preferiscono avere un appoggio forte dal Vaticano. Evidentemente su questi temi la RnP non potrebbe mai entrare in un partito che riceva qualche input dal Vaticano”.
Queste burocrazie rischiano di soffocare o far crollare i partiti?
“Gli elettori di questi partiti che io definisco medi ci sono ancora…Non fanno crollare nulla, solo che controllano questa eventuale unificazione e ne riducono quello che potrebbe essere l’attrattività per gli elettori. Esempio: a Bologna si farà e ci sarà un segretario sicuramente Ds e un vice della Margherita. Gli elettori ci chiederanno perché”.
Francesco Borgonovo

Nessun commento:
Posta un commento