mercoledì 11 ottobre 2006

Follini lascia l'Udc. Cesa: la Cdl non c'è più

«Nel centrodestra va ridiscusso tutto, a cominciare dal programma e dalla leadership. Nessuna alleanza con la sinistra»
da IL GAZZETTINO 11.10.2006Roma

Nella Cdl «tutto va ridiscusso», a cominciare dal ruolo di Silvio Berlusconi. La relazione di Lorenzo Cesa al Consiglio nazionale dell'Udc ha quantomeno il pregio della chiarezza, anche se, ai microfoni del Tg3, il segretario centrista modera i toni: «È del tutto inopportuno affrontare oggi il discorso della leadership. Berlusconi è il leader del più grande partito di opposizione, il centrodestra è formato da tanti partiti».
Oggi Cesa e Pierferdinando Casini incontrano proprio Berlusconi, per illustrargli gli «emendamenti qualificanti» dell'Udc alla finanziaria. Stanco di quelle che considera punture di spillo al Cavaliere, l'ex segretario Marco Follini non smentisce la notizia che lo vuole in procinto di formalizzare l'uscita dal partito. L'annuncio ufficiale arriverà a Napoli il 21 ottobre.
In un passaggio-chiave della relazione, il segretario dell'Udc si rivolge direttamente a Berlusconi per dirgli che nella Cdl «tutto va ridiscusso, a cominciare dal suo ruolo. Sarebbe inaccettabile - sottolinea Cesa - immaginare che l'alleanza di centrodestra possa esistere se a guidarla ci fosse, sempre e comunque solo lei». Ciò che interessa al partito, avverte Cesa, è «rafforzare intorno all'Udc quell'area moderata che già in buona parte oggi rappresentiamo». Il segretario rivendica ai centristi la preveggenza e la lungimiranza anche nel determinare la linea di opposizione, improntata «alla determinazione e alla responsabilità». Le altre forze della minoranza, di cui pure si sollecita la collaborazione, «ancora una volta sembrano aver compreso le cose con un attimo di ritardo». Cesa ricorda infatti che tutti alla fine hanno concordato con l'analisi sviluppata da Casini: «Prima si cerca il dialogo poi, se costretti, si organizza la protesta, perché fare il contrario può avere solo l'effetto di togliere credibilità a ogni ipotesi di dialogo e correzione della finanziaria».
Il segretario prevede che un percorso analogo sarà seguito per «le vicende interne» dei partiti del centrodestra: «Dovranno convenire - profetizza - che la Cdl non c'è più e che tutti dobbiamo guardare avanti e saperci mettere in discussione, accettare la sfida di una ricostruzione totale, di un'alleanza che dal programma al leader non può aver più nulla di precostituito». Quindi, prosegue Cesa, «sarebbe per noi la negazione stessa delle ragioni profonde di una alleanza che non può in alcun modo essere legata ai destini di una sola persona». L'Udc comunque non si metterà mai con la sinistra. «Noi - avverte il segretario - saremo sempre alternativi a questo schieramento dal quale ci separa un elemento fondamentale, la visione stessa della società, della famiglia e dell'uomo». Anzi, i cattolici dell'Unione farebbero bene a riflettere: nel costituendo partito democratico saranno solo «una riserva indiana» e perciò devono prendere coscienza che solo l'Udc è in grado di dare loro «voce, ruolo e futuro».
Ad un osservatore superficiale può sembrare strano che, proprio mentre l'Udc accentua la critica anti-berlusconiana, si concretizzi ormai l'addio, lungamente atteso, dell'ex segretario Follini. «Harry Potter», una vaga somiglianza con il maghetto della Rowlings, è passato a Tolkien ed ha ribattezzato «Italia di mezzo» il suo nuovo «hobbit» politico. Secondo indiscrezioni questa volta non smentite, il 21 ottobre, alla Fiera d'Oltremare di Napoli, Follini renderà pubblica e formale la separazione sostanziale da Casini, dopo una militanza comune iniziata ai tempi di Bisaglia. Le «titubanze» dell'amico, troppo «berlusconiano» per i suoi gusti, l'hanno stancato. L'ex presidente della Camera la prende con calma, come si conviene ad un ex dc e ad un evento che non può più stupire nessuno: «È un amico e lo stimo - commenta Casini - sono certo che le nostre strade prima o poi si rincontreranno». Appare commosso anche Cesa: «Per quanto mi riguarda - afferma - mi dispiace molto dal punto di vista personale ed umano. Marco per me non è un amico, è un fratello, e tale resterà». Nella vicenda, gli sembra, c'è «poco di politica e molto di questioni personali», anche perché il sistema democratico italiano non ha bisogno di «nuovi partiti bonsai».
Andrea Bianchi
Peccato che Follini lasci l'UDC, proprio ora che era necessario stare uniti per poter accogliere quanti nel centro-sinistra iniziano ad avere il "mal di pancia".Sono convinto che in ogni caso il processo che porta alla ricostruzione di un GRANDE CENTRO POPOLARE E MODERATO è iniziato, quindi sicuramente ritroveremo Follini tra i promotori di questo nuovo ed interessante progetto politico, alternativo al Partito Democratico.Angelo

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